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La Freisa

Un vitigno autoctono piemontese, con alle spalle una storia di almeno 500 anni, così come da documentazioni pervenute sino ai giorni nostri. Il primo documento scritto risale infatti al 1517 la bolla doganale di Pancalieri, anche se la sua presenza negli odierni territori del Monferrato e della Collina Torinese è sicuramente precedente, probabilmente conosciuta con altri nomi che ne indicavano l’uva locale.

In particolare, in quel documento la Freisa “fresearorum” è citata per la prima volta alla stregua di un vino di pregio, dal costo superiore rispetto a quello comune.

Le cosiddette “carate delle frese” erano considerate pregiate e pagate il doppio degli altri. La recente scoperta di uno stretto legame di parentela con il vitigno del Nebbiolo, con il quale condivide circa il 75% del patrimonio genetico, nobilita ulteriormente questo vitigno da sempre definito rustico e poliedrico. Oggi il Freisa, coltivato quasi esclusivamente in Piemonte, rappresentandone circa il 2% dell’area vitata regionale, conta cinque differenti DOC: Freisa di Chieri, Freisa d’Asti, Monferrato Freisa, Langhe Freisa e Colli Tortonesi Freisa.
 

Grappolo d'uva

Ultima appendice delle dolci colline del Monferrato, quella che Giovanni Battista Croce chiamava la “montagna torinese”, da tempi immemori è uno scrigno di vigneti, vitigni e rilevanti produzioni vinicole. L’eclettico personaggio di origine milanese, giunto alla Corte dei Savoia invitato dal duca Carlo Emanuele I, tanto contribuì alla diffusione di vitigni e vini della zona. Se l’autore nei suoi scritti non fa riferimento specifico all’uva Freisa, forse denominata con un sinonimo locale usato allora, cita altre varietà come il “Cario” e le “Malvagie” (Cari e Malvasia), che da agronomo ed enologo – oltre che orafo e architetto – avrebbe coltivato, vinificato e studiato nei suoi poderi di Val San Martino e Val Salice, oltre che di Candia.
 

Vini Balbiano

Tra ‘600 e ‘700 proliferano le proprietà borghesi e nobiliari che con terreni vitati e adeguate cantine per la vinificazione coprono il fabbisogno della famiglia. Questi vigneti, coltivati molto probabilmente a Freisa, sono nominati negli atti pubblici “vinee ultra padum”, cioè le vigne oltre il Po. E “vigne” diventa anche il nome delle proprietà, col tempo poi denominate “ville”: la più nota è la Vigna della Regina. Questo a testimonianza del fatto che la cosiddetta “collina torinese”, oasi verde a ridosso del capoluogo piemontese, oggi raggiungibile in pochi minuti di auto era, in tempi relativamente recenti, meta privilegiata per le gite fuori porta domenicali, la merenda sinoira e le scampagnate.
 

Vigna della Regina in primavera

Un vitigno autoctono e poliedrico, dalle innumerevoli caratteristiche: buona acidità, color rubino intenso, tannini decisi. Un vitigno altamente versatile, le cui uve a bacca nera si prestano a stili di vinificazione profondamente diversi, dando vita a vini frizzanti, secchi, dolci, giovani, ma anche adatti a invecchiare.

I vigneti si estendono dalle colline a sud di Torino, che vanno da Chieri ad Asti, al Casalese alessandrino e in piccole aree della Langa Cuneese, nel Tortonese, nel Pinerolese, Canavese e nei Colli Novaresi. Data la posizione delle nostre vigne nel territorio chierese, i nostri vini sono regolamentati dal Disciplinare del Freisa di Chieri DOC.

Luca Balbiano nella Vigna della Regina nel 2020