Freisa di Chieri DOC Frizzante. Un vino da scoprire!🤯
Freisa di Chieri DOC Frizzante.
La Freisa, sebbene sia poco conosciuta fuori dai confini del Piemonte, è un piccolo gioiello dell’enologia italiana. È un vino snello, profumato, armonico, elegante e dotato di bevibilità incredibile.
La Freisa, vitigno tipicamente piemontese, ha una storia di almeno 500 anni. Le prime documentazioni su questa varietà di uva risalgono a cinque secoli fa. Nel 1517 delle carrate di Freisa vengono citate in una bolla doganale del comune di Pancalieri, in provincia di Torino. Le "frese" cinquecentesche sono poste tra i vini pregiati e sono stimate il doppio del vino comune.
Nel 1977 l’enologo Renato Ratti parlava del Freisa come di un tipico vino piemontese, maggiormente conosciuto nel tipo amabile e più o meno spumeggiante. Allieta il dessert in maniera insuperabile: "Con il suo colore rosso rubino netto e con il profumo di lampone, il vino Freisa è portatore, sempre, di contenuta, festosa allegria."
Oggi questo vino è molto cambiato e le nostre molte varianti sono una testimonianza di questa evoluzione. La Freisa infatti non si consuma più a fine pasto, ma è il compagno ideale delle pietanze a tutto pasto, con una particolare predilezione per i piatti semplici e gustosi della tradizione piemontese.
Qui bisogna fare un piccolo salto indietro nella storia della Freisa.
La Freisa di cui parlava Ratti, qualche riga più sopra, è stata per anni l’unico modo di vinificarla: era un vino che si definiva “amabile”, ma che oggi chiameremmo “dolce”.
Con 6/7 gradi di alcol ed un ampio residuo zuccherino, era un totem della quotidianità piemontese. La regina incontrastata delle “merende sinoire”.
La scelta di lasciare così tanti zuccheri residui apre un altro capitolo che richiederebbe un post a parte, ma ti basti sapere (per adesso) che le due colonne su cui si regge la Freisa sono tannini e acidità. Oggi le consideriamo i due migliori pregi di questo vino, ma fintanto che non si è arrivati ai protocolli di vinificazione moderni, ottenere con la tecnologia dell’epoca tannini morbidi e acidità corrette era pressochè impossibile.
Perciò si “coprivano” le sue asperità con una buona dose di naturale dolcezza.
Quella Freisa non solo era “amabile” per la sua dolcezza, ma anche per la sua leggera vivacità: i suoi zuccheri residui spesso, in primavera, con l’innalzamento delle temperature, tendevano a far rifermentare in bottiglia il vino. Un vino, per l’appunto, “vivace”!
Oggi il disciplinare di produzione della Freisa di Chieri DOC prevede la tipologia “frizzante”, che non viene più ottenuta attraverso una rifermentazione in bottiglia ma con una seconda fermentazione in autoclave, con il cosiddetto metodo “Charmat”.
COS’È IL METODO CHARMAT?🤔
Nel 1895 Federico Martinotti ideò un metodo di produzione caratterizzato da costi più contenuti e tempi di produzione molto più brevi. Questo metodo implica una seconda fermentazione del vino in grandi contenitori in acciaio inox sotto pressione (autoclavi) a temperatura controllata. Il metodo venne poi migliorato e brevettato dal francese Eugène Charmat una quindicina d’anni dopo, ed è ormai universalmente conosciuto come “Metodo Charmat“.